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brano
 
Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), X, 9
 
originale
 
9. Furcifer iste, venenum praesentarium comparare sollicitus centumque aureos solidos offerens pretium, me non olim convenerat, quod aegroto cuidam dicebat necessarium, qui morbi inextricabilis veterno vehementer implicitus vitate se cruciatui subtrahere gestiret. At ego, perspiciens malum istum verberonem blaterantem atque inconcinne causificantem certusque aliquod moliri flagitium, dedi quidem potionem, dedi; sed futurae quaestioni praecavens non statim pretium, quod offerebatur, accepi, aureorum nequam vel adulter reperiatur, in hoc ipso sacculo conditos eos anulo tuo praenota, donec altera die nummulario praesente comprobentur". Sic inductus signavit pecuniam, quam exinde, ut iste repraesentatus est iudicio, iussi de meis aliquem curriculo taberna promptam adferre et en ecce perlatam coram exhibeo. Videat et suum sigillum recognoscat. Nam quem ad modum eius veneri frater insimulari potest, quod iste comparaverit?"
 
traduzione
 
?Questo furfante, non molto tempo fa, mi si present? con cento monete d'oro sonanti dicendomi che aveva urgente bisogno di un veleno a pronto effetto per un malato che, colpito da un male inguaribile, voleva farla finita con una vita di sofferenze. ?Io, per?, mi accorsi che questo sciagurato s'impappinava, adduceva confusi pretesti e cos? mi convinsi che stava macchinando qualche delitto. ?Allora gli detti il veleno, certo che glielo detti, ma prevedendo quanto prima un'inchiesta, non ritirai il compenso che mi aveva offerto: 'Sta a sentire,' gli dissi, 'nel caso che qualcuna di queste monete fosse falsa o fuori corso, domani le controlleremo davanti a un banchiere.' ?Lui ci casc? e sigill? il denaro, cos? quando l'ho visto comparire in tribunale, ho detto a un mio schiavo di correre in bottega a prendere il sacchetto e di portarlo qui. Eccolo, io ve lo esibisco. E se lo guardi anche lui e dica che non e il suo sigillo. E allora, com'? che si pu? accusare il fratello se il veleno l'ha comprato costui??
 

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